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DESparole: il gioco delle parole DES... #3


DESparole: il gioco delle parole DES... #3

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Consulta le regole del gioco nei post precedenti.

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DESIDERIO

(Valeria Stefanini)

desidero

luce gioco scrivere cantare

de sidera

dai sogni

nel cuor

danzano canzoni

scelgono giornate

per splendere

ri-splendere

fiutare gioie condivise

beltà saltellanti

progetti di comunità

sogno ragazzi danzanti davanti alle scuole

colori cangianti

pitture sculture che si muovono

e colorano

rallentano le città

danzando qua e là

un giorno il sogno diventi realtà

e stupisca in musica

chi sta ancora al di là

e non conosce

no sa

piano piano

la danza rallenterà

e tutti vedranno

del cuor dolcezza e verità

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DESPINA (Franca Zagatti)

“In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare.

Il cammelliere che vede spuntare all'orizzonte dell'altipiano i pinnacoli dei grattacieli, le antenne radar, sbattere le maniche a vento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una nave, sa che è una città ma la pensa come un bastimento che lo porti via dal deserto, un veliero che stia per salpare, col vento che già gonfia le vele non ancora slegate, o un vapore con la caldaia che vibra nella carena di ferro, e pensa a tutti i porti, alle merci d'oltremare che le gru scaricano sui moli, alle osterie dove equipaggi di diversa bandiera si rompono bottiglie sulla testa, alle finestre illuminate a pianterreno, ognuna con una donna che si pettina.

Nella foschia della costa il marinaio distingue la forma d'una gobba di cammello, d'una sella ricamata di frange luccicanti tra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando, sa che è una città ma la pensa come un cammello dal cui basto pendono otri e bisacce di frutta candita, vino di datteri, foglie di tabacco, e già si vede in testa a una lunga carovana che lo porta via dal deserto del mare, verso oasi d'acqua dolce all'ombra seghettata delle palme, verso palazzi dalle spesse mura di calce, dai cortili di piastrelle su cui ballano scalze le danzatrici, e muovono le braccia un po' nel velo e un po' fuori dal velo.

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti.”

(Italo Calvino, Le città invisibili, Milano, Oscar Mondadori, 1993, p. 17)

Despina è una città del desiderio e, ci dice Calvino, la sua immagine prende forma dal deserto a cui si oppone. Così il cammelliere che viene da terra la immagina come una nave pronta a salpare e il marinaio che viene dal mare come un’oasi di frutta, palme, palazzi.

E la nostra Despina - DES a quali deserti si oppone? Come riempie gli spazi vuoti del desiderio di chi vi arriva?

Quali sono i deserti della danza? Quelli solitari della ricerca artistica? Quelli discriminanti di chi fa un lavoro che non è considerato come lavoro? Quelli di chi insegna ponendosi dubbi e domande che non trovano l’ascolto e il confronto di un collega? Quelli di “voi che danzate…”?

La Despina-DES vuole essere l’opposto di ciò su cui si staglia e cercare di dare forma ai deserti a cui si oppone.

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